I nervi non si accavallano
Nel mondo del fitness e dello sport circola molta disinformazione sugli infortuni. Espressioni come “Mi si è accavallato un nervo” o “Ho un piccolo strappo” sono frasi che sento all’ordine del giorno, ma quanto c’è di vero in queste affermazioni?
La realtà anatomica è decisamente diversa da questi luoghi comuni. Comprendere la natura di ogni lesione è fondamentale per un recupero rapido ed efficace, oltre ad evitare ulteriori complicazioni.
I Falsi Miti degli Infortuni
L’onnipresente Nervo Accavallato
I nervi non si possono “accavallare. MAI.
A differenza dei tendini o dei muscoli, i nervi sono strutture organizzate in maniera specifica, protetti e ancorati da strutture che ne impediscono gli spostamenti, affinché seguano dei percorsi ben precisi.
Quello che comunemente viene percepito come un “nervo accavallato” è in realtà una contrattura muscolare che può comprimere un nervo, causando sensazioni di formicolio o dolore irradiato.
Un esempio è il piriforme contratto, che comprime il nervo sciatico, causando dolore verso la schiena e la gamba.
Per risolvere il problema non si “rimette a posto il nervo”, ma si cerca di rilassare i muscoli contratti, ridurre l’infiammazione e migliorare la mobilità dell’area dolente.
Il “Piccolo Strappo” Non Esiste
Immagina la struttura del muscolo come una coda di cavallo, composta da tanti “capelli” o fibre,
Quando il muscolo si contrae e si allunga rapidamente, superando la sua capacità di resistenza, alcuni di questi capelli si danneggiano, causando una lesione.
Non esiste perciò il “piccolo strappo o stiramento”. Esiste una classificazione precisa del livello di lesione muscolare. (Vedi dopo)
Mettere ghiaccio fa guarire più in fretta
Applicare ghiaccio su un infortunio non accelera la guarigione, anzi. Il suo ruolo è limitato alla gestione dei sintomi nella fase acuta. Serve a:
- intorpidire le terminazioni nervose, riducendo temporaneamente la sensazione di dolore.
- restringere i vasi sanguigni (vasocostrizione), rallentando il flusso di sangue e minimizzando il gonfiore iniziale.
- prevenire che l’infiammazione o il gonfiore si estendano troppo.
Tuttavia sono soluzioni temporanee: il ghiaccio infatti NON aiuta l’organismo a riparare i tessuti muscolari. Per la guarigione è indispensabile l’infiammazione. Ostacolarla eccessivamente potrebbe rallentare il processo naturale di riparazione.
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I Tipi di Infortunio più Comuni
1. Contratture Muscolari
Dopo una lunga giornata alla scrivania, senti il collo rigido e dolente. Questo è un esempio classico di contrattura: una risposta protettiva del muscolo a uno stress prolungato.
La contrattura si manifesta come una zona indurita, simile a un “nodulo”, che limita i movimenti e causa fastidio.
È come se il muscolo si “congelasse” in uno stato di continua contrazione.
2. Stiramento Muscolare (Lesione di Primo grado)
Durante uno scatto senti un fastidio improvviso al polpaccio. Puoi ancora camminare, ma avverti una fitta quando provi a correre. Questo è un classico stiramento.
La differenza chiave con la contrattura è che si verifica durante un movimento dinamico, mentre la contrattura si sviluppa gradualmente.
3. Strappo (Lesione di Secondo e Terzo grado)
A differenza dello stiramento, lo strappo è una lesione più grave, in cui c’è una rottura parziale ma significativa delle fibre (immagina un elastico che si sfilaccia), mentre nel 3° grado la rottura è completa (l’elastico si spezza del tutto).
Per esempio un velocista durante una gara dei 100 metri, si ferma di colpo portando la mano alla coscia, sentendo un dolore lancinante, come una “frustata”.
- Il dolore è acuto e intenso
- Si forma un ematoma visibile entro poche ore
- Non si riesce a contrarre il muscolo coinvolto
- La zona si gonfia rapidamente
4. Distorsioni e Lesioni dei Legamenti
Una distorsione è il superamento del normale raggio di movimento di un’articolazione, causando spesso un danno ai legamenti, le fasce di tessuto connettivo che stabilizzano e limitano i movimenti eccessivi.
Gli esempi più comuni includono la distorsione alla caviglia, quando si cammina su terreno irregolare e si forza l’articolazione in una posizione anomala, oppure un trauma dovuto a una torsione o movimento brusco, come durante un cambio improvviso di direzione.
- Si sente un “crack” o uno scatto, con un dolore immediato che può variare d’intensità
- Si forma un ematoma localizzato
- Il gonfiore compare rapidamente
- C’è difficoltà nel muovere l’articolazione con una eventuale sensazione di instabilità.
Anche le lesioni dei legamenti si classificano in gradi di gravità:
- Primo grado: Stiramento senza lacerazione (come un elastico teso ma intatto). Il dolore e il gonfiore sono moderati.
- Secondo grado: Rottura parziale delle fibre legamentose (simile a un elastico sfilacciato). Dolore intenso, instabilità moderata e gonfiore significativo.
- Terzo grado: Rottura completa del legamento (l’elastico si spezza del tutto). Grave instabilità articolare, gonfiore importante e difficoltà a sostenere il peso o a muovere l’articolazione.
5. Tendiniti
La tendinite è l’infiammazione di un tendine, ossia la struttura fibrosa che collega il muscolo all’osso. Questa condizione può derivare:
- da un sovraccarico, soprattutto in attività ad alta intensità
- movimenti ripetitivi, che stressano continuamente un tendine già compromesso
- una cattiva postura, che porta a uno stress accumulato su specifiche aree.
I tipi più comuni di tendite sono:
- del tendine d’Achille: tipica dei corridori, con dolore nella parte posteriore del polpaccio, sopra il tallone.
- Epicondilite laterale (gomito del tennista), causata da movimenti ripetitivi del polso o avambraccio.
- Tendinite rotulea, nota come “ginocchio del saltatore”, frequente nei cestisti e pallavolisti, caratterizzata da dolore sotto la rotula.
- Tendinite della cuffia dei rotatori, diffusa spesso negli sportivi che sollevano le braccia sopra la testa, come nel nuoto, lanciatore di baseball, pallavolo.
Oltre al dolore localizzato al tendine interessato, i sintomi principali della tendinite comprendono gonfiore, moderato calore e una rigidità mattutina che migliora con il movimento.
Nota bene: Il termine “tendinite” si riferisce a un’infiammazione acuta, mentre la tendinosi descrive una condizione cronica e degenerativa dovuta all’usura del tendine.
Tabella riassuntiva delle differenze tra le Lesioni
Tipo di Lesione | Tessuto Coinvolto | Causa Tipica | Sintomi |
---|---|---|---|
Lesione Muscolare | Fibre muscolari | Sovraccarico, contrazione brusca | Dolore improvviso acuto (“coltellata”), rigidità dell’area colpita, debolezza muscolare, possibile ematoma visibile. |
Distorsione | Legamenti | Torsione o trauma | Dolore acuto intorno all’articolazione, gonfiore immediato, sensazione di instabilità articolare. |
Tendinite | Tendini | Sovraccarico o movimenti ripetitivi | Dolore localizzato al tendine, rigidità mattutina, peggioramento dei sintomi durante attività ripetitive. |
Lesione Legamentosa | Legamenti | Trauma diretto o torsione forzata | Dolore acuto al momento dell’infortunio, gonfiore rapido, sensazione di “cedimento” articolare, limitazione del movimento. |
Trattamento degli Infortuni e Recuperare Velocemente
Prima di iniziare qualsiasi trattamento di riabilitazione, è fondamentale ottenere una diagnosi corretta. Questo può richiedere esami diagnostici specifici come ecografie, risonanze magnetiche o altri test indicati dal medico.
Intraprendere un approccio sbagliato può peggiorare l’infortunio, trasformando una problematica minima in una lesione cronica difficile da risolvere.
1. Contratture Muscolari
Le contratture non richiedono riposo assoluto bensì un approccio attivo e bilanciato che promuova il rilassamento e il recupero funzionale.
- È fondamentale ripristinare il normale tono muscolare attraverso movimenti leggeri per prevenire rigidità e compensazioni in altre parti del corpo.
- Utilizzare il calore localizzato per rilassare la tensione e stimolare il flusso sanguigno.
- Tecniche di rilassamento come massaggi, stretching dolce e respirazione diaframmatica possono ridurre il tono eccessivo.
2. Stiramenti e Strappi
Il riposo assoluto è consigliato solo nei casi di strappi di grado severo. Stiramenti o lesioni più lievi richiedono invece il mantenimento di un’attività controllata e tecniche di recupero.
- Movimenti di mobilità progressiva e guidata permettono di supportare la rigenerazione delle fibre muscolari, riducendo il rischio di aderenze cicatriziali o perdita di elasticità.
- Esercizi leggeri mirati a rinforzare le fibre danneggiate aiutano a prevenire future lesioni e rimanere attivi nel processo di recupero
- Per gli strappi di grado severo è necessario invece consultare uno specialista per valutare la necessità di un intervento terapeutico personalizzato o chirurgico.
3. Distorsioni e lesioni dei Legamenti
Anche in presenza di distorsioni o lesione ai legamenti, il riposo assoluto può essere controproducente.
- Stabilizzare inizialmente l’articolazione e ridurre il gonfiore è indispensabile, ma una mobilità articolare precoce migliora il drenaggio, previene rigidità e favorisce il recupero dei tessuti.
- Nei casi più lievi, esercizi che migliorare l’equilibrio, la stabilità e la forza muscolare possono essere introdotti già nelle prime fasi dell’infortunio, favorendo una completa guarigione e riducendo il rischio di ulteriori distorsioni.
4. Tendiniti
Salvo casi di infiammazioni gravi, il riposo totale è controindicato.
- Meglio piuttosto un riposo attivo, con riduzione dei movimenti scatenanti, per gestire il carico sul tendine interessato.
- Esercizi eccentrici sono particolarmente efficaci per ridurre l’infiammazione e migliorare la resistenza del tendine alle sollecitazioni. Si tratta di movimenti lenti e controllati che allungano il tendine sotto tensione.
- Rinforzare i muscoli coinvolti e correggere la biomeccanica o errori di movimento, contribuisce non solo alla guarigione, ma anche alla prevenzione di recidive.
La Chiave è la Prevenzione
Prevenzione non è il “fare stretching prima dell’allenamento”, ma adottare un sistema completo di abitudini e pratiche quotidiane.
Un infortunio è spesso il risultato di una mancanza di forza nel gestire l’attività richiesta: sia che si tratti di mantenere la postura per periodi prolungati, sia che si affronti uno scatto o movimento massimale.
Il cedimento si verifica quando il carico supera la capacità del corpo di sopportarlo: in queste circostanze, il sistema muscolo-scheletrico reagisce con compensi posturali, sovraccarichi e, nei casi peggiori, vere e proprie lesioni.
La soluzione consiste sempre nel diventare più forti, attraverso esercizi specifici, mirati e progressivi.
non solo è capace di sostenere carichi e assorbire impatti, ma fornisce anche una protezione efficace per tendini, legamenti e articolazioni, riducendo il rischio di infortuni.
Per sviluppare questa forza in modo efficace è importante integrare una routine di riscaldamento adeguato per preparare il corpo e un defaticamento mirato per favorire il recupero e prevenire rigidità muscolare.
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Alessandro